L’Igea batte cassa e presenta il conto al Comune per l’apertura dei siti minerari: per quattro mesi - dal 1° maggio al 30 settembre 2015 - esattamente 71 mila 348 euro e 99 centesimi.

Che i luoghi simbolo dell’attività estrattiva siano fonte di richiamo turistico - con ripercussioni positive per l’economia della città - è un dato di fatto, ma sono anche un onere. Un costo “consapevole”, che fa parte dell’accordo siglato l’anno scorso con Igea e Parco geominerario per consentire la riapertura dei siti, a lungo chiusi.

Ora l’Igea - dopo avere fatto i calcoli relativi ai costi di personale incaricato della sicurezza, manutenzioni e corrente - ha presentato il conto al Comune che (eseguite le verifiche) ha stabilito di procedere al pagamento, iniziando con la liquidazione di un acconto: poco meno di 34 mila euro.

Dal resoconto delle visite risulta che - nei quattro mesi di apertura - a Porto Flavia ci siano stati 16.461 ingressi, mentre nella galleria Villamarina, a Monteponi, si sono fermati a 343.

Un numero basso, dovuto al fatto che l’apertura del sito di Monteponi è stata limitata.

"I siti minerari sono una forte attrattiva turistica - commenta Andrea Pilurzu, consigliere di minoranza (“Piazza Sella”) - e ritengo giusto che il Comune cerchi di renderli fruibili. Ma la Regione non può lasciare soli gli enti locali, già alle prese con risorse ridotte e con emergenze sociali importanti e sempre più drammatiche".
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