Dolore e commozione a Fiumicello, in provincia di Udine, per l'ultimo addio a Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso al Cairo all'inizio di febbraio.

Una folla di persone si è radunata nella palestra del piccolo comune friulano, dove Giulio è nato e cresciuto, per assistere ai funerali.

Presenti i genitori, i parenti e numerosi amici, arrivati anche dall'estero, tanto che la funzione viene trasmessa anche in inglese, attraverso un altoparlante.

Porte chiuse, invece, per volere dei famigliari, a telecamere e fotografi.

Per le esequie è giunto a Fiumicello anche il pubblico ministero Sergio Colaiocco, titolare dell'indagine aperta dalla Procura di Roma sull'omicidio commesso al Cario.

L'occasione, per il magistrato, di raccogliere ulteriori testimonianze dalle persone più care al giovane, da allegare alle deposizioni già raccolte in questi giorni.

LO STRAZIO DELLA MADRE - "Giulio, resterà nel mio cuore l'energia del tuo pensiero. Il tuo pensiero, per amare, comprendere, istruire la tolleranza", ha detto la madre di Giulio durante la funzione.

"Dobbiamo parteggiare per la verità e soprattutto fare in modo che il ricordo di Giulio non venga a mancare, e che i suoi valori vengano portati avanti in maniera pulita, seria e costante nel prossimo futuro", le parole del sindaco di Fiumicello, Ennio Scridel.

L'INCHIESTA - Quanto all'inchiesta, dopo le indiscrezioni sulle fotografie scattate di nascosto a Giulio, lo scorso dicembre, nel corso di una riunione sindacale al Cairo, gli investigatori starebbero vagliando anche un'altra circostanza particolare.

Ovvero, un controllo di polizia cui sarebbe stato sottoposto Regeni prima del 25 gennaio, giorno della sua scomparsa.

Nell'occasione, agenti egiziani lo avrebbero fermato e gli avrebbero chiesto i documenti per identificarlo.

All'indomani della morte, però, il governo egiziano aveva negato con forza qualsiasi coinvolgimento da parte delle forze dell'ordine del Cairo nella vicenda.
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