Il sindaco chiede all’assessorato all’Industria di autorizzare l’Igea a ripristinare l’erogazione idrica alle case in zona mineraria. Ma nel frattempo si scopre che - oltre a Masua, la frazione costiera - sono anche i rioni Cabitza e Campo Pisano ad essere serviti dall’acqua della miniera. In tutto una quarantina di famiglie che - da decenni - era approvvigionata con l’acqua della miniera.

Acqua gratis, ma classificata come industriale, non trattata e, dunque, non propriamente potabile. Una “consuetudine” che era stata nata a seguito della decisione assunta dalle vecchie società minerarie che gestivano i giacimenti (all’epoca soggetti privati) e che, in tal modo, andavano incontro alle esigenze delle famiglie dei minatori.

Ma Igea (la società attualmente proprietaria del patrimonio minerario, controllata dall’assessorato regionale all’Industria) ha deciso di interrompere questa prassi e il 1° febbraio ha interrotto l’erogazione, lasciando a secco decine di famiglie.

Una scelta che Michele Caria, amministratore unico della società mineraria, nei giorni scorsi ha motivato così: <Non siamo un ente che ha il compito di erogare acqua che, peraltro, è industriale e potrebbe creare problemi alla salute dei cittadini>.

In quelle zone, però, non c’è neppure il collegamento con la condotta idrica cittadina. E i tempi per eseguire i lavori - comunque ancora da programmare - non sarebbero brevi: prima bisogna attivare un tavolo tra Abbanoa, Comune, Igea e abitanti.

Ecco perché il sindaco Emilio Gariazzo, questa mattina in Regione a Cagliari per l’incontro sul Piano Sulcis, ha chiesto l’intervento dell’assessorato all’Industria: <Ho parlato con l’assessore Maria Grazia Piras e il direttore Roberto Saba - conferma Gariazzo - ho chiesto loro di autorizzare l’Igea a ripristinare l’erogazione nelle case, almeno finché non sarà definita la questione. Confido che la mia richiesta venga accolta già nelle prossime ore>.
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