Dieci giorni senz'acqua.

Il “black out” idrico va in scena nelle case della vecchia Masua, frazione di Iglesias, dove l'approvvigionamento è stato sempre garantito, gratuitamente, dalle società minerarie (all'epoca private) che si sono succedute negli anni.

Ma ora l'Igea ha deciso di interrompere la “consuetudine”, nata per agevolare le famiglie dei minatori.

A Masua - nelle case con vista mozzafiato sul mare - non c'è alcun collegamento con la condotta idrica cittadina.

"Abbanoa ci aveva detto che era troppo costoso fare i lavori - racconta Ugo Cuccuru, 51 anni, pescatore - Ho la fortuna di avere un fuoristrada che mi consente di riempire i bidoni e riportarli qui, altrimenti raggiungere le case qui in alto sarebbe impossibile.

Il Comune, nonostante le promesse del sindaco, non ci ha ancora mandato neanche un'autobotte".

Antonio Concas ha 80 anni e ha lavorato una vita in miniera: "Hanno deciso così, senza dirci nulla.

Ma non possiamo stare senz'acqua: non la vogliamo mica gratis, ma abbiamo il diritto di averla come tutti gli altri cittadini. Il Comune deve provvedere".

L'Igea, invece, non è più un interlocutore per gli abitanti e Michele Caria - amministratore unico della società mineraria - dice perché: "Il nostro non è un ente preposto alla fornitura idrica nelle case. Appena mi sono accorto di questa situazione, alcuni mesi fa, ho provveduto a segnalare al Comune che il 1° febbraio avremmo interrotto l'erogazione, ma non ho mai avuto risposta.

Bisogna sapere - aggiunge - che nelle case stava arrivando acqua industriale, non trattata, e questo avrebbe potuto comportare rischi per la salute delle persone".
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