“Negli ultimi tre anni le richieste di aiuto sono pressoché raddoppiate e aumentano di giorno in giorno. Le famiglie che non ce la fanno più sono soprattutto quelle con figli piccoli. Hanno bisogno di tutto, pane, latte, carne, olio, ma anche pannolini e medicinali. E noi facciamo sempre più fatica a rispondere alle richieste …”. La testimonianza di una volontaria di un centro di accoglienza di Sassari sintetizza bene una situazione che i dati ufficiali segnalano sempre più drammatica. Secondo il "Piano indigenti 2013" dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura i bambini sardi di meno di sei anni appartenenti a famiglie che nel 2013 hanno chiesto ed ottenuto aiuti alimentari erano quasi ottomila, il dieci per cento del totale dei bambini residenti della stessa classe d'età. È un dato terribile e che tuttavia rappresenta la punta di un iceberg molto più ampio. Sempre nel 2013, le famiglie sarde con figli minori “a rischio povertà o esclusione sociale” erano non meno di quaranta su cento, cinque punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. Nel dicembre dall’anno scorso Save the children (Atlante dell’infanzia a rischio) ha stimato in poco meno di quattordici su cento i minorenni sardi che nel 2012 si trovavano in condizione di povertà assoluta. Anche in questo caso, la velocità di crescita del fenomeno risulta elevatissima e non sembra aver ancora raggiunto il tetto massimo. Cifre che fanno paura, ma che rappresentano soltanto l’aspetto più immediatamente visibile del problema. Sempre secondo l’atlante di Save the children dello scorso dicembre, tra il 2007 ed il 2012 la spesa media mensile delle famiglie sarde con bambini si è ridotta di 245 euro, più del doppio della già pesante riduzione media complessiva. Particolarmente colpiti dai tagli la salute, l’istruzione, il tempo libero, i giochi. “Appare evidente” scrive l’estensore del rapporto “lo svantaggio relativo delle famiglie con minori, costrette a stringere maggiormente la cinghia rispetto ad alcuni beni e servizi chiave per la cura e lo sviluppo dei figli”. Peraltro, le famiglie che cadono in povertà vanno spesso incontro ad un rapido e profondo degrado sociale e culturale. Illuminante, al riguardo, il parere della responsabile di una mensa collocata nel cuore di Cagliari. “Nelle nuove famiglie povere gli elementi più fragili e indifesi sono i bambini. Alle difficoltà economiche si accompagnano quasi sempre difficoltà di rapporto tra i genitori, disordine e condizioni igieniche precarie, scarsa o nulla attenzione alla salute e all’andamento scolastico dei figli.” Immagine cruda ma efficace, che conferma che, visto dalla parte dei più piccoli, il fenomeno delle nuove povertà è molto più della mancanza di beni materiali. È, soprattutto, mancanza di diritti, in primo luogo quello di appartenenza, di una cittadinanza piena che consenta loro di avviarsi alla vita con opportunità almeno simili a quelle dei loro coetanei più fortunati. Figli di un dio minore, rischiano di rimanere per sempre ai margini di una società che ha come unici parametri di misura la ricchezza ed il successo.

Giuseppe Fara

Ricercatore sociale
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