Cambiano le abitudini dei viaggiatori stranieri che visitano la Sardegna: aumentano nel numero ma scelgono sempre meno gli alberghi, preferendo altre soluzioni, tra cui prendere in affitto una casa o farsi ospitare da parenti e amici. Nel 2013 sono sbarcati nell’Isola 962 mila stranieri, 78 mila in più rispetto al 2012 (+9%), ma hanno ridotto la permanenza e la spesa (-4%).

La maggior parte di loro sceglie la regione per trascorrervi le vacanze e se si aggiungono anche i motivi personali si arriva al 96% dei visitatori stranieri. Solo il 4% arriva in Sardegna per motivi di lavoro, l’anno prima era il 6%. Nel 2013 c’è stata una riduzione rilevante degli stranieri che vengono per intraprendere una qualsiasi attività professionale (vendite, trattative commerciali, missioni, riunioni di lavoro, convegni, corsi di formazione, installazione di impianti, ecc): si è passati da 54 mila a 33 mila (-39%).

Alberghi e villaggi turistici

Secondo la rilevazione della Banca d'Italia sono stati 447 mila i viaggiatori che hanno pernottato in albergo o villaggio turistico, 30 mila in meno rispetto al 2012 (-6%). Questa variazione ha comportato un “ridotto introito” per le strutture alberghiere che si quantifica in 13 punti percentuali.

Analisi provinciale

Nella provincia di Olbia Tempio, in controtendenza rispetto alla media regionale, si registra un calo del numero di turisti (-15 mila unità) e della permanenza (mediamente un giorno in meno) di conseguenza si riducono anche gli incassi relativi alle spese che i turistici stranieri sostengono nella provincia: 21 milioni di euro in meno in un anno, passando da 133 a 112 milioni di euro.

Stessa sorte anche per l’Ogliastra, in cui la riduzione del numero di stranieri risulta anche più elevata se si considera in termini percentuali: -23%, ossia se si rapporta al numero di stranieri che ha scelto la provincia nel 2012.

Aumentano in numero considerevole invece i viaggiatori d’oltre confine che si recano nella provincia di Cagliari: 45 mila in più in un anno, arrivando a quota 344 mila, un terzo del totale regionale. All’incremento del numero non corrisponde però un aumento di spesa. Quest’ultima infatti si riduce di 3 milioni di euro, che si traducono in un -1%.

Lucia Schirru

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