Pubblichiamo oggi la riflessione di una lettrice sul tema legionella e febbre del Nilo, e sul modo di procedere di un Paese in cui si "mette una pezza dopo che il bubbone è esploso".

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"Gentile redazione,

leggo ancora oggi, sulle vostre pagine, numerosi articoli relativi al problema legionella, che pare ormai dilagare in Lombardia, e forse non solo, e al problema West Nile, di particolare attenzione anche in Sardegna.

Le autorità oggi parlano di ordinanze che verranno emanate ad hoc, di bonifiche da effettuarsi fra paludi, acquitrini etc.

Dispensano inoltre consigli su come proteggersi da eventuali contagi, indicazioni di una banalità tale da fare quasi sorridere.

Ecco, io mi chiedo come sia possibile che, in Italia, si pensi a mettere una pezza sempre dopo che il bubbone è esploso.

Lo stiamo facendo con ponti, strade e autostrade pericolanti dopo il crollo di Genova, e lo facciamo anche in tema di salute e probabile contagio di virus di cui, mi spiace dirlo, ma si parla ormai da molti anni.

In Sardegna la West Nile ha mietuto più di una vittima negli anni recenti: perché, allora, solo oggi pensiamo a bonificare?

Leggo solo di puerili rimpalli di colpe fra amministrazioni locali, regionali e Governo, come se vivessimo in un'Italia 'srl', un Paese a responsabilità limitata.

Non è giunta l'ora di dire basta a tutto ciò? Non è giunta l'ora che qualcuno si assuma – finalmente - le proprie responsabilità nell'ottica del bene comune?

Scusate lo sfogo".

Chiara Giagnoni - Olbia

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