La lettera del giorno: "La 'trincea' del pronto soccorso, sperando di non perdere la guerra"
Pubblichiamo oggi la testimonianza di un cagliaritano, che ha trascorso 10 ore in pronto soccorso per una sospetta frattura/distorsione al piede.
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"Gentile redazione,
scrivo per portare la mia testimonianza su un tema che paradossalmente potrebbe sintetizzarsi così: 'non andate mai al Pronto Soccorso, a meno che non siate moribondi'.
Venerdi 8 giugno alle 12 mi reco con mio figlio al pronto soccorso dell’ospedale Marino di Cagliari per sospetta frattura/distorsione al piede. Ora di uscita: 21.57.
Questi i fatti: accettazione inesistente sotto il profilo informativo (la guardia giurata che forse dovrebbe occuparsi d'altro non ne può più; non esiste un elimina code per stabilire le priorità); non esiste un punto ristoro e neanche macchinette eroga vivande e/o acqua; medici esausti che chiedono disperatamente di far conoscere all'esterno la situazione e che, a specifica domanda, consigliano sottovoce di fare la lastra fuori e poi ritornare. Sedie a rotelle contese tra pazienti (qualcuno sussurra che in via Romagna ve ne siano diverse accatastate in magazzini), attese infinite tra il triage e visita ortopedica, radiografia, responso, diagnosi e dimissioni. In tutto, ben 10 ore.
Ora io mi chiedo e chiedo al Presidente della Regione e all'Assessore competente: avete mai visitato un pronto soccorso? Ne avete mai avuto bisogno? Cosa pensate di fare? Avete mai stabilito, ad esempio, come obiettivo di produttività un tempo di attesa medio di 3/4 ore?
È come se si mandasse a presidiare le trincee con un’unità di squadra invece che con un battaglione, facendo finta di non sapere che se il nemico sfonda la guerra è perduta!
Un cordiale saluto".
Lettera firmata* - Cagliari
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