Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore relativa ai recenti episodi di bullismo dei giovani a scuola e nei confronti dei docenti, e alla "violenza" scatenatasi sui social contro il Presidente emerito Giorgio Napolitano e l'onorevole Romano Prodi.

Episodi che hanno il triste e comune denominatore di una dilagante mancanza di rispetto nei confronti delle Istituzioni.

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"Gentile redazione,

il Presidente emerito Giorgio Napolitano è in fase di recupero post-operatorio e a lui vanno tutti i miei auguri di pronta guarigione. Quello che è successo nel paese a poche ore dalla notizia del suo ricovero è, tuttavia, tutt’altro che confortante e accende una luce che illumina un terreno arido. Arido di sentimenti e rispetto verso il prossimo e verso chi, volente o nolente, rappresenta un'autorità.

Non appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia del malore dell’onorevole Napolitano, infatti, non si sono fatti attendere i commenti e i post di giubilo sui vari social network, da parte di persone adulte che infierivano sullo stato di salute di una persona. Purtroppo questo non è stato neanche un caso isolato, è successa una cosa analoga con la notizia del furto nell’appartamento dell’onorevole Prodi.

Possiamo poi perdere il conto di tutte le volte in cui l’onorevole Napolitano, l’onorevole Prodi e tanti altri politici, sono stati bersagliati da attacchi, insulti ed epiteti personali utilizzati in via strumentale per contestarne l’operato e minarne l’autorità.

A osservare tutte queste vicende il pensiero corre immediatamente ai video girati nelle classi delle scuole italiane, dove gli studenti si divertono a insultare e “bullizzare” il professore di turno per costringerlo a non fare lezione, a registrare un voto che più soddisfa l’alunno, insomma per inibirgli qualsiasi azione che non aggrada la classe o il singolo studente.

Emerge allora un filo conduttore che unisce tutti i vari episodi, ed è rappresentato dal passaggio dal legittimo e sacrosanto diritto di critica nel ben diverso diritto di insulto verso l’autorità.

Purtroppo verrebbe da sorridere nel leggere i rimproveri verso gli studenti di oggi che non rispettano il docente. Basta infatti aprire un qualsiasi quotidiano per appurare come siano diventanti ormai normali i continui attacchi sul piano personale diretti verso ogni figura dotata di autorità per il solo fatto di tenere comportamenti o assumere decisioni poco popolari: giudici, carabinieri, polizia, onorevoli e deputati, sindaci e consiglieri, ma anche gli stessi professori, soggetti a continue critiche da parte di genitori che ne svalutano così il ruolo davanti ai propri figli.

Ripensiamo per un momento anche all’ultima campagna elettorale. Gli spazi in cui si è parlato di programmi sono stati parecchio ristretti a discapito di continui attacchi al veleno verso ogni avversario, facendo entrare nelle case degli italiani l’insulto come normale termine di ‘confronto’ fra le parti.

Forse sarebbe opportuno fermarsi un attimo a ragionare sulla direzione che la nostra società sta prendendo. E così quando, davanti al filmato del ragazzino che ordina al professore di inginocchiarsi e gli chiede “chi è che comanda”, pensiamo a come in passato i professori e in generale i genitori, gli adulti, gli anziani etc. fossero più rispettati, fermiamoci anche a ragionare su quanto in passato, le figure che quotidianamente manchiamo di rispetto perché non in linea con la nostra idea di “giusto”, venivano trattate con altrettanto maggior rispetto. Chiediamoci insomma se quel ragazzino non stia facendo altro che mettere in pratica un insegnamento che apprende ogni giorno osservando il mondo degli adulti, la tv e i giornali.

Mattia Argiolas

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