Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore circa i disordini, causati da giovani, recentemente verificatisi a Cagliari e in Sardegna. Il lettore parla di cattiva educazione, di scuola, e di genitori troppo spesso in fuga dalle proprie responsabilità.

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"Gentile redazione,

leggo troppo spesso di casi di cattiva educazione o, peggio, vandalismo, da parte di giovani, che si rendono protagonisti di tristi episodi di cronaca sarda, come in relazione agli autobus della tratta Monserrato-Dolianova distrutti o allo scempio lasciato al bastione Saint Remy a Cagliari dopo il 'botellon' del 27 dicembre.

Un caso, quest'ultimo, in cui è ora stato giustamente chiesto agli organizzatori di intervenire rimborsando i costi per il ripristino dei danni al patrimonio comunale.

Quello che non mi piace, in tutto ciò, è tuttavia il fatto che le motivazioni della cattiva educazione vengano spesso attribuite alla scuola che fallisce nel suo ruolo educativo e non, invece, ai genitori.

Ricordo distintamente di essermi beccato, appena ventenne, un ceffone da mio padre che mi aveva visto animatamente discutere con un signore di circa 80 anni. A mio padre non importava capire chi avesse ragione e chi torto: per lui, semplicemente, prima di tutto doveva venire il rispetto di un ragazzo verso una persona di età superiore.

Allora – parliamo degli anni Sessanta - giudicai il provvedimento eccessivo, ma oggi, e non solo da padre ma anche da nonno, credo che questo medesimo rispetto le famiglie, e non certo la scuola, dovrebbero provare a trasmetterlo.

Sono stufo di sentire le giustificazioni di genitori verso giovani ineducati dicendo che loro "lavorano e mandano i figli a scuola perché lì siano educati". Ma la scuola ha l’obbligo di educare prepotenti a cui i loro genitori consentono di tutto e di peggio?

Mi sembra che non ci sia impegno sul lavoro che possa giustificare questa fuga dalla responsabilità educativa, che la scuola non potrà mai compensare completamente".

Massimo Melis - Cagliari

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