Pubblichiamo oggi la riflessione di uno studente dell'università di Cagliari sulla commovente premiazione di Roger Federer agli Australian Open. Perché anche i Re, a volte, piangono.

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"Gentile redazione,

ci sono cose che non si possono descrivere. Davanti alle lacrime, è inutile dirlo, ci si sente sempre a disagio. Le lacrime sono la cristallizzazione di un concetto, di una emozione. Possono manifestare la fine così come l'inizio. La nascita come la morte, la debolezza come il coraggio. Il trionfo come la caduta.

Quando Roger Federer, dopo qualche minuto di discorso portato avanti a fatica agli Australian Open, crolla in un singhiozzo che diventa il pianto di un bambino, il mondo del tennis si ferma.

Sono ormai 15 anni che lo svizzero di Basilea vince titoli del Grande Slam, eppure mai Roger aveva interrotto un discorso per il più bello e sincero dei motivi, il pensare 'ce l'ho fatta'.

Da sempre le incoronazioni del Re sono granitiche per inumanità e abitudine. Quello che sembra un uomo, ma che evidentemente di terreno ha ben poco, sale sul palco con il sorriso benevolo di un padre, dispensa parole al miele per l'avversario appena sconfitto, ringrazia il proprio box e gli organizzatori del torneo e bacia la coppa, per poi fuggire via. Un celebrare asciutto ed elegante, degno di ogni reale.

Eppure, dopo aver seminato una vita, arriva il momento in cui anche tu puoi raccogliere. E la tua compostezza va, per una volta, a farsi benedire. O quasi.

Le lacrime scendono veloci tra le guance del Re, brillando come diamanti sotto i flash costanti dei fotografi che sanno che sta succedendo un evento imperdibile: un alieno sta toccando il suolo.

A rendere ancora più epico il tutto c'è Rod Laver, leggenda vivente dello sport, che vedendo Federer piangere si alza dalla poltroncina del royal box e con le manine rugose prende il cellulare per filmare il tutto.

A quasi 37 anni Roger Federer conquista il suo 20esimo Slam, lo svizzero è ora ad una manciata di punti dalla prima posizione della classifica Atp occupata dall'avversario di sempre Nadal. Come a dire 'il meglio deve ancora venire'.

Le parole sono finite, a parlare ormai sono le lacrime. Le sue e le nostre.

Lunga vita al Re".

Mattia Musio - Cagliari

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