Pubblichiamo oggi la lettera indirizzata da una studentessa cagliaritana al ministro Valeria Fedeli. Una riflessione, dati alla mano, sull'occasione ad oggi sprecata – quantomeno a Cagliari - dell'alternanza scuola-lavoro.

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"Cara Ministra Valeria Fedeli,

sono una ragazza sarda, studentessa al quarto anno del liceo scientifico Pitagora di Selargius.

Secondo il MIUR, le 200 ore di alternanza scuola-lavoro obbligatorie per gli studenti liceali nell'arco del triennio sono - come riportato nel sito del Ministero - 'finalizzate ad offrire agli studenti occasioni formative di alto e qualificato livello', e inoltre "lo studente in alternanza non è mai un lavoratore, ma apprende competenze coerenti con il percorso di studi scelto in realtà operative'.

Bene, ciò detto ho quindi deciso di verificare se realmente il progetto si svolgesse in questi termini e, dati alla mano, devo purtroppo dire il contrario.

Chiedendo a 363 studenti cagliaritani (80 del Pitagora di Selargius, 138 del Dettori di Cagliari, 16 dell’Euclide di Cagliari, 18 del Brotzu di Quartu, 6 del Siotto Pintor di Cagliari e 105 del Pacinotti di Cagliari) cosa ne pensassero riguardo i progetti di alternanza scuola-lavoro, il 58,1% ritiene che tale progetto non sia utile a livello professionale né coerente con il percorso di studi scelto.

Ora io mi chiedo: perché l'alternanza scuola-lavoro è vista in modo così negativo dagli studenti liceali? Si tratta soltanto di capricci adolescenziali e poca voglia di fare o vi sono dei motivi validi alla base di questa opinione diffusa? Alcuni ragazzi raccontano, addirittura, di ore e ore passate a pulire scaffali e ordinare scatoloni, il tutto in modo non retribuito e con prezioso tempo sottratto allo studio.

Alla luce di tutto ciò, credo sia dunque estremamente complicato per i licei del territorio sardo organizzare dei progetti che siano utili per i ragazzi a livello professionale. Nei migliori casi, infatti, l'attività di alternanza che noi studenti svolgiamo (ad esempio il volontariato ospedaliero o l'aiuto nelle mense Caritas) ci permette di aiutare il prossimo, di crescere a livello morale, ma non ci aiuta di certo in ambito lavorativo. Probabilmente ciò che c'è di sbagliato nell'alternanza scuola-lavoro è il suo stesso nome, che indica qualcosa che non corrisponde alla realtà dei fatti, che indica progetti spesso impossibili da attuare in certi contesti territoriali, e diventa un'impresa per docenti e alunni.

Credo sia dunque utile sapere che qualcuno ha dovuto sottrarre del tempo alla sua vita da adolescente per apprendere competenze che in realtà non apprende. Credo sia utile sapere che l'alternanza scuola-lavoro per molti studenti significa pulire scaffali o spostare scatoloni, attività per niente coerenti con il percorso di studi scelto. Infine, potrebbe essere utile sapere che spesso dietro il nome di alternanza scuola-lavoro si nasconde ben altro, e spero di aver raccolto, nel mio piccolo, questo 'altro' a cui non si pensa, questo 'altro' di cui si parla troppo poco".

Lettera firmata * - Cagliari

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