Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore sulla tragica morte di Antonio Meloni, che ha perso la vita ad Ittiri travolto da un bus.

Una riflessione che drammaticamente rimanda a tanti episodi di vita vissuti da molti, forse "solo più fortunati".

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"Gentile redazione,

quando ho appreso la notizia che un giovane studente sardo è morto travolto da un pullman, mentre cercava di essere il primo a salire per assicurarsi "il posto migliore" ho fatto un viaggio nel tempo.

Sono tornato a Villanova Tulo negli anni che vanno dal 1994 al 2000. In quegli anni la strada nuova per Isili non era ancora aperta, e quindi per raggiungere "le superiori" il pullman, che prima prelevava gli studenti di Sadali e poi Esterzili (riducendo a noi la possibilità di trovare un posto libero), passava a Biddanoa, ci prelevava, ci portava a fare un tour nelle serpeggianti curve di Nurri, poi a tutta birra dopo un piccolo rettilineo via per le curve verso il bivio di Serri, e poi ancora curve, quelle dell'ingresso di Isili. Villanova Tulo - Isili, 1 km in linea d'aria ma 45 minuti (a quei tempi) di pullman.

Anche noi facevamo a gara per salire per primi, ma non era goliardia, non era un gioco era una guerra, non potevamo rischiare di fare un viaggio (andata e ritorno) in piedi, cosa che ci pareva ancor meno accettabile dopo aver pagato un abbonamento.

Quante volte sono passato a pochi cm dalla ruota, dietro spingevano, pressavano, guardavo gli occhi dell'autista che sudava, giocava di freno e frizione, faceva manovre millimetriche, e noi là ad urlare, festeggiare per essere stati i primi a salire, i primi ad aver rischiato la vita.

Non c'erano abbastanza pullman, la legge prevedeva che nel pullman ci fossero un tot di posti in piedi disponibili. I miei genitori non sanno cosa accadeva all'andata ed al ritorno, prima di prendere il pullman, prima di obliterare l'abbonamento che con sacrificio mi pagavano per evitare di fare l'autostop (come all'ora si usava), perché non si sa mai, meglio prendere il pullman, il pullman è sicuro.

Volevo scrivere questa lettera appena ho sentito la notizia dello studente morto, ma poi ho detto: "Tanto a cosa serve?". Poi ho avuto un flash: mia figlia che tra qualche anno affronterà la stessa guerra per conquistare un posto a sedere dopo che io e mia moglie le abbiamo pagato un abbonamento.

È colpa dello studente? È colpa dell'autista? È colpa del gestore? È colpa del pullman in più che non c'era? È colpa dell'epoca in cui viviamo, dove ci tolgono tutto, tutti i diritti, tutti i servizi, è colpa di chi sopprime le corse? Costa troppo e non vale la pena assegnare un pullman in più? Ma quanto costa una vita, una vita è troppo?

Non lo so di chi è la colpa, so solo che, a differenza di Antonio, io, Francesco, Alessandro, Angela, Stefano, Alberto, Francesca, Luigi, Fede e tanti altri amici e compagni siamo stati solo fortunati...".

Luigi Demuro

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