Pubblichiamo oggi la commovente lettera di un cagliaritano, costretto a lasciare la casa ma non disposto, per questo, a lasciare gli affetti più cari, fra cui l'adorato cane Dagor.

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"Gentile redazione,

ieri, una giornata – apparentemente – come tante, rientravo alle 10 con mia moglie nel piccolo appartamento al piano terra di Via Cimarosa 119, dove con fatica e qualche contributo dei servizi sociali viviamo in affitto insieme al nostro amatissimo Dagor, un bel cagnone che da 12 anni condivide tutto con noi.

Al nostro rientro troviamo Dagor che stranamente ci aspetta fuori di casa, e accanto a lui, sul marciapiedi, Carabinieri, ufficiale giudiziario, servizi sociali e ben due accalappiacani!

In nostra assenza le autorità avevano eseguito uno sfratto esecutivo, per scadenza dei termini contrattuali. Serratura già sostituita e accesso vietato per noi, in quella che sino a un attimo prima era stata la nostra casa, con tutte le nostre cose chiuse all’interno e senza possibilità di potervi al momento accedere.

Ci hanno lasciati così, per strada, ad attendere una telefonata dei servizi sociali che dovrebbe aggiornarci sulla situazione. E se non fossimo arrivati per tempo Dagor, il nostro più grande affetto, la nostra unica consolazione, sarebbe già stato trasferito al canile comunale.

La prospettiva per me e mia moglie Cinzia è quella di essere indirizzati al centro di accoglienza di Viale Fra' Ignazio ma, ahimè, saremmo obbligati a separaci da Dagor, e noi non ce la sentiamo di abbandonarlo, dobbiamo tanto a questo dolcissimo animale che abbiamo allevato come un figlio.E dire che son quasi nove anni che la nostra richiesta di alloggio al comune resta senza risposta.

Ora sono quasi le 14, e siamo seduti su una panchina del Largo Gennari: Dagor è con noi, si guarda intorno un po' spaesato, a quest’ora a casa lui faceva il sonnellino dopo il pasto. Ma una cosa è certa, noi non lo abbandoneremo come altri hanno abbandonato noi.

Cerchiamo un alloggio che con i contributi di sussistenza possiamo permetterci, anche piccolino, ma in cui poter stare insieme e non separarci, almeno in attesa di quella fantomatica sistemazione che dovrebbe spettarci di diritto. Forse saremo costretti a vivere per strada, ancora non si sa, ma se fosse l'unica soluzione per restare uniti, in nome di quest'amore noi affronteremo di buon grado anche questa prova.

Grazie se qualcuno, leggendo, potrà aiutarci a risolvere una situazione che ci arreca così tanto dolore".

Gianfranco Lasio, con mia moglie Cinzia e Dagor - Cagliari

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