Pubblichiamo la lettera ricevuta via web da un nostro lettore che si chiede, circa i controlli in atto da parte della Finanza sugli sposini di Senorbì, se sia davvero questo il giusto modo per contrastare l'evasione.

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"Lotta all’evasione, ma è questo il modo giusto?"

Gentilissimi,

ho letto con grande interesse e, mi perdonerete, da padre di famiglia, con un pizzico di indignazione, della decisione della Guardia di Finanza, nell’incessante e certamente lodevole e giusta lotta all’evasione, di andare a controllare gli sposini di Senorbì .

In questi giorni, come riportato dalle vostre cronache, gli agenti stanno infatti consegnando alle coppie sposate di recente un questionario dove è necessario segnalare il ristorante scelto per il pranzo di nozze e lo studio fotografico che ha realizzato album ed eventuale filmino. Pena della mancata risposta, multe "salate".

Mi chiedo se sia questo il giusto modo di approcciare la lotta all’evasione: negli ultimi anni, le istituzioni (sia pubbliche, sia private) e ai più svariati livelli (aziende, sindacati, sistema bancario) e nelle più varie forme hanno deliberatamente scelto di crocifiggere una generazione intera, riempiendosi la bocca degli agghiaccianti numeri sulla disoccupazione dei giovani tra i 18 e i 30 anni, ma - nei fatti - attuando politiche che inchiodano questi ultimi in detta condizione.

Credo che la decisione della Finanza a Senorbì sia l’ennesimo atto di andare a colpire una generazione che già troppo ha subito: concentriamoci nella lotta alla legalità, ma lasciamo vivere, e, per favore, anche sognare, i nostri giovani.

R. R.

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